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Gli oriundi nella nazionale italiana

Mancini dice no a oriundi in nazionaleLe recenti convocazioni in nazionale di Eder e Vazquez hanno riaperto la polemica sull’utilizzo degli oriundi nella nazionale italiana, ossia di quei calciatori che, nati all’estero, acquisiscono la cittadinanza italiana con molta facilità grazie alla parentela (nonni, bisnonni) italiana.

Mancini polemizza: «La Nazionale italiana deve essere italiana. Penso che un giocatore italiano meriti di giocare in Nazionale, mentre chi non è nato in Italia, anche se ha dei parenti, credo non lo meriti. È la mia opinione».

Per inciso è anche la mia opinione . Se Amauri meritava di giocare in nazionale, l’avrebbe convocato il Brasile.

Conte si difende dicendo che gli oriundi sempre ci sono stati nella nazionale italiana e sempre ci saranno .

Vediamo allora la storia degli oriundi nella nazionale di calcio italiana.

Secondo un rapporto 2011 dellaa Fondazione Migrantes, circa 60-80.000.000 di persone di origine italiana vivono all’estero, che lo rende uno delle più grandi diaspore del mondo. Le statistiche parlano da sole; Brasile vanta una stima di 25 milioni di persone di origine italiana, la più grande popolazione ‘italiana’ fuori d’Italia. La maggior parte (almeno il 60%) di tutti gli argentini hanno almeno un antenato italiano, mentre gli Stati Uniti possono vantare di  possedere i volti più noti della comunità italiana all’estero. Altri paesi che ospitano popolazioni significative di ‘italiani’ includono Canada, Australia, Germania e Gran Bretagna. E ‘naturale che alcuni di questi individui discendenti da emigrati italiani siano calciatori di talento .

Per inciso, tuttavia, il primo oriundo non era dell’Argentina o dall’Uruguay, ma dalla Svizzera. Ermanno Aebi  ha guadagnato la sua prima presenza negli Azzurri il 18 gennaio 1920 in una amichevole contro la Francia a Milano. Aebi, nato a Milano da padre svizzero e madre italiana; tuttavia, ha trascorso i suoi anni d’infanzia nella città svizzera di Neuchatel e si trasferisce di nuovo in Italia a 18 anni di età per giocare nell’Inter, dove ha trascorso tutta la sua carriera.

Come il campionato italiano è cresciuto ed è diventato sempre più professionale, decenni prima di Argentina, Uruguay e Brasile, nel 1920 sotto il nuovo governo fascista, i proprietari dei club riuscirono ad attirare i migliori giocatori alle loro squadre.  Così iniziò l’esodo dei migliori giocatori del Sud America in Europa, con l’Italia una meta particolarmente interessante in quanto pagava i loro giocatori più che nel resto d’europa.

Il governo italiano concede a chiunque di origine italiana che è ‘rimpatriato’ la cittadinanza, cioè, la doppia cittadinanza senza subire un lungo processo di naturalizzazione.  La Federazione italiana, naturalmente, ha approfittato di questa regola, nel tentativo di migliorare le prestazioni della propria squadra nazionale.


Il fenomeno dell’ oriundo è venuto alla ribalta alla fine del 1920 e primi anni 1930, quando leggende come Raimundo Orsi, Luis Monti, ed Enrique Guaita giocano in Italia; Orsi e Monti hanno giocato per la Juventus, mentre Guaita ha passato due anni a con la Roma. Cinque oriundi hanno giocato per l’Italia alla Coppa del Mondo 1934, i già citati tre più l’argentino Atilio Demaria e l’attaccante del Sao Paulo Anfilogio Guarisi. Orsi e Monti erano di particolare importanza in quanto le loro prestazioni hanno aiutato la squadra di Vittorio Pozzo a vincere il loro primo trofeo Jules Rimet. Quattro anni dopo, nel secondo trionfo di Coppa del Mondo in Italia, il nativo uruguaiano Miguel ‘Michele’ Andreolo era l’unico oriundo in squadra.

L’uso degli oriundi nella squadra nazionale italiana non sarebbe tornato di moda, fino alla fine del 1950 e primi anni 1960, quando artisti del calibro di Omar Sivori, Humbtero Maschio, Josè Altafini, e Alcides Ghiggia hanno abbellito il gioco Azzurro. Eddie Firmani, un nome famoso per i tifosi americani del Sud Africa ha accumulato tre presenza per gli azzurri alla fine del 1950.

La pratica degli oriundi ha avuto una significativa pausa dopo la Coppa del Mondo del 1962 a causa delle restrizioni sul numero di stranieri per squadra in Serie A.

E ‘stato solo di recente che gli oriundi sono tornati con gli azzurri, tra cui il più famoso è di origine argentina: Mauro Camoranesi, che vanta radici da una piccola città nelle Marche.

Mauro Camoranesi è un obiettivo particolarmente facile per i critici perché non ha mai cantato l’inno nazionale italiano prima delle partite, una denuncia che ha riempito spesso i giornali. In sua difesa, Camoranesi ha dichiarato che semplicemente non conosceva le parole.

L’ala della Juventus è l’ oriundo che ha maggiori presenza nella nazionale italiana: ben 55 volte in azzurro e naturalmente Campione del Mondo per l’Italia.

I più recenti oriundi includono l’americano di nascita Giuseppe Rossi, i brasiliani Thiago Motta e Amauri, e gli argentini Pablo Osvaldo e Paletta; I genitori di Rossi sono abruzzesi, mentre gli antenati di Motta e Osvaldo rispettivamente del Veneto e Marche. A Euro 2012, Motta ha giocato un ruolo chiave nel ‘ centrocampo a diamante’ di Cesare Prandelli con il suo lavoro difensivo e immediato passaggio verticale.

Gli oriundi nella nazionale italiana ultima modifica: 2015-03-23T19:49:11+01:00 da 3Pareggi admin
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